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Strumenti Finanziari: cos'è un'Azione?

Introduzione
“La società si quota in borsa”, “Giornata nera per il mercato azionario”, “Il FTSE Mib è ai massimi storici”, e molte altre, sono espressioni che oggigiorno si sentono sempre di più nei telegiornali, nelle radio, nei dibattiti pubblici, ma spesso il significato rimane oscuro allo spettatore medio.
Ciò accade perché non si ha chiara l’idea di azione, di cosa essa effettivamente rappresenti, quali diritti e doveri comporti e quali rischi sono impliciti nel possedere azioni. Spesso si fa confusione addirittura tra il concetto di speculazione ed investimento. Nelle sezioni successive, cercheremo di chiarire questi concetti, per permettere al lettore di avere un quadro d’insieme del mondo azionario.
È importante avere conoscenza di questi argomenti perché al giorno d’oggi, in un modo o nell’altro, ne siamo tutti direttamente o indirettamente legati, sia come investitori in prima persona, sia perché anche i fondi pensione per i comuni cittadini investono in azioni. Pertanto, comprendere i meccanismi di funzionamento e le logiche del mercato azionario si rivela indispensabile per avere quella consapevolezza finanziaria sempre più necessaria anche per la vita di tutti i giorni.
Che cos'è un'Azione?
Le azioni sono titoli emessi da società per azioni (s.p.a.) che conferiscono al possessore (azionista, in inglese shareholder) il diritto di ricevere parte dei profitti (diritto patrimoniale) e a votare alle assemblee dei soci (diritto amministrativo). Un tempo erano veri e propri pezzi di carta. Al giorno d’oggi, tutto è telematico e registrato su appositi conti tramite appositi codici identificativi. Dunque, avere sul proprio conto titoli, azioni di qualche società, conferisce i medesimi diritti.
Una quota azionaria è un insieme di azioni, spesso espressa come percentuale del numero di azioni complessive della società in questione. Ovviamente, maggiore è la quota detenuta, e più forti sono i diritti che si possiedono. Ad esempio, per le azioni ordinarie, se si detiene il 5%, allora si avrà diritto al 5% dei profitti (quando distribuiti), e il proprio voto nelle assemblee peserà il 5% all’interno del computo dei voti. A seconda della percentuale detenuta, si hanno diversi tipi di azionisti:
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Azionista unico: detiene il 100%.
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Azionista di maggioranza assoluta: detiene più del 50%.
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Azionista di maggioranza relativa: detiene la quota più alta fra tutti gli azionisti, quando nessuno di loro raggiunge il 50%.
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Azionista/i di minoranza: tutti coloro che detengono quote inferiori agli altri soci.
Una caratteristica molto importante delle azioni, è che rappresentano, in gergo tecnico, una passività limitata. Con questa espressione si intende dire che gli azionisti non possono perdere più del capitale investito.
Esempio di quota azionaria
Per esempio: se l’azionista A detiene il 10% delle azioni emesse dalla società Starting Finance, e questo 10% è pari a € 100.000, l’azionista A non può perdere più di €100.000. Ciò è possibile per due motivi: il primo è che banalmente le azioni non possono avere un valore negativo. Infatti il valore minimo di un’azione teoricamente è 0, e quindi non può essere per esempio -5. Di conseguenza, la massima perdita potenziale è di € 100.000.
Il secondo è che nelle società per azioni vi è una separazione del patrimonio della società dal patrimonio personale degli azionisti. Ovvero se la società si indebita, i debitori possono aggredire solamente il patrimonio sociale della società, in questo caso Starting Finance, in cui ci sono anche i capitali dell’investitore A, ma non possono chiedere il rimborso direttamente all’investitore A. Questo avviene perché il suo denaro personale, al di fuori dei €100.000, potremmo dire che rimane “privato”, e quindi non può essere attaccato da eventuali creditori.
Categorie di azioni
Esistono diverse tipologie di azioni che una società può emettere per attrarre denaro. Le due principali sono le azioni ordinare (common stock) e le azioni privilegiate (preferred stock).
Azioni Ordinarie
Le azioni ordinare sono la categoria di azioni più utilizzate dalle società. Ogni azione ha lo stesso valore e rappresenta una frazione del capitale dell’azienda. Ad esempio, se ci sono 100.000 azioni in circolazione (Number of shares outstanding) e il capitale sociale è pari a € 10.000.000, ciò vuol dire che ogni azione vale € 100 (ossia € 10.000.000/100.000. I possessori delle azioni ordinarie hanno diritto di voto in tutte le assemblee dei soci e hanno diritto ad una percentuale dei profitti (chiamata tecnicamente dividendo) pari alla quota detenuta (ossia 1% dei profitti se la quota è pari all’1%).
Azioni Privilegiate
Le azioni privilegiate invece non permettono al possessore di votare nell’assemblea ordinaria dei soci, ma solamente in quella straordinaria. Per compensare questa mancanza, le azioni privilegiate prevedono di solito un dividendo maggiore, normalmente fisso, che è addirittura cumulabile nel tempo. Infatti se la società non dovesse pagare i dividendi, per un numero di anni a causa di profitti negativi o nulli, quando la società comincerà a pagare di nuovo gli azionisti, se l’investitore è detentore di azioni privilegiate, avrà diritto ad un dividendo pari alla somma di quelli non ricevuti nel corso degli anni. Inoltre, un altro vantaggio delle privilegiate è che quando la società fallisce, ossia è messa in liquidazione e quindi ogni socio riceve i soldi pari al valore della quota che detiene, i possessori delle azioni privilegiate verranno ripagati prima degli azionisti ordinari.
Giunti a questo punto, una domanda sorge spontanea, perché la società vorrebbe emettere azioni privilegiate invece che ordinarie? Cosa ci guadagna? La risposta è semplice, se c’è un azionista di maggioranza che vuole mantenere il controllo della società ma quest’ultima ha bisogno di denaro per alcuni investimenti, allora si può decidere di emettere azioni privilegiate. Questo perché gli acquirenti di questo tipo di azioni non avranno voce in capitolo sulle decisioni dell’assemblea ordinaria, facendo quindi mantenere il controllo all’azionista di maggioranza. Dal canto loro, invece, riceveranno più dividendi, e dunque saranno più incentivati a comprare le azioni.
Mercato Primario e Mercato Secondario
Finora si è vista la definizione di azione, i diritti che essa conferisce al titolare e le due principali tipologie. Come accennato in precedenza, per poter emettere azioni, una società deve “quotarsi in Borsa”, in inglese IPO (initial public offering). Per Borsa si intende il luogo (oramai telematico) in cui si scambiano titoli. All’interno di questo luogo ad oggi telematico si va ad incontrare la domanda e l’offerta dei vari strumenti finanziari, come azioni, obbligazioni o opzioni. Dalla loro iterazione nasce il prezzo dello strumento finanziario, in questo caso specifico, le azioni. Maggiore la domanda (o minore l’offerta) e maggiore è il prezzo.
Mercato Primario
Tuttavia, è importante ricordare che la società riceve denaro solamente quando emette le azioni per la prima volta. Più nello specifico, quando la società decide di emettere nuove azioni, o di quotarsi per la prima volta sul mercato (IPO), le azioni vengono vendute sul mercato primario, dove gli investitori, normalmente istituzionali, possono sottoscrivere, di fatto comprando, le azioni appena messe in circolazione. In questo momento, quando gli investitori sottoscrivono le azioni, la società riceverà denaro in cambio.
Mercato Secondario
Essendo la società quotata, le sue azioni dopo la sua IPO, possono essere comprate e vendute in borsa, tramite il mercato secondario. Pertanto, gli investitori che hanno sottoscritto in precedenza le azioni, possono poi decidere di venderle successivamente sul mercato. In questa fase, quando gli iniziali sottoscrittori vendono poi le azioni, la società non riceve più il denaro derivante dalla vendita, perché la transazione vedrà coinvolti due investitori, un acquirente, ed un venditore e non più la società che ha emesso in primo luogo le azioni.
Perché quotarsi in Borsa
Perché una società possa emettere azioni, essa deve quotarsi in borsa. Grazie a questa operazione l’azienda sarà acquistabile su mercati regolamentati. Tutto ciò permetterà agli investitori di acquistare parti di proprietà (azioni) della società in maniera più facile e veloce.
Vantaggi per l’investitore
Per esempio, se si vuole acquistare il 10% della proprietà di una società, ma questa non è quotata, bisogna trovare un accordo privato con i proprietari per comprare le rispettive quote. Se invece la società è una S.p.a. quotata (società per azioni), è sufficiente acquistare, al prezzo di mercato, il 10% delle azioni. Questa operazione sarà molto più semplice e richiederà meno costi in termini di negoziazione e tempo. Inoltre, le società quotate devono rispettare leggi più severe in termini di trasparenza rispetto le società non quotate, fornendo quindi più protezione per l’investitore.
Vantaggi per la società
Questi sono i vantaggi per un potenziale investitore, ossia chi vuole acquistare le azioni, ma quali sono i vantaggi per la società? Ossia, perché la società decide di quotarsi in borsa diventando una S.p.a.? I motivi sono spesso molteplici, tra i più ricorrenti troviamo sicuramente la necessità di denaro, ovvero di capitali. Quando una società aumenta di dimensioni, spesso i soldi necessari per far partire investimenti o progetti (per esempio infrastrutture, nuovi macchinari, ecc) sono sempre maggiori, e un modo per trovare denaro facilmente è quello di ricorrere al mercato.
In aggiunta, la società può ottenere più facilmente visibilità migliorando dunque la sua immagine agli occhi di altri investitori e del consumatore a cui l’azienda si rivolge. Inoltre, poiché per quotarsi in borsa bisogna rispettare regole di trasparenza e controlli più ferrei, solitamente una società quotata è ritenuta più affidabile dagli investitori stessi.
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